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INTRODUZIONE 

       

* E’ un Romanzo Simbolico.
* I Personaggi si incontrano 
   per un Viaggio Interiore,  
   da cui nascerà una “Comunità di Ricerca”.


* Il Titolo sceglie il simbolo del Labirinto,
   nel suo duplice aspetto :
   un luogo sconosciuto in cui ci si perde 
   - ma anche il  luogo in cui si trova 
   un "Centro" che affascina, e attira a sè. 

* I Temi sono attuali ma il linguaggio è inattuale  
   - con una struttura narrativa unitaria che include      racconti brevi, saggistica e riferimenti musicali.  

*  Il linguaggio Simbolico / Narrativo 
   e il linguaggio Filosofico / Riflessivo sono dunque intrecciati -  e sovente compenetrati.
               
                                           * Le principali aree culturali e autori di riferimento sono : 
Psicologia del profondo,Teologie comparate, Epistemologia, 

Pensiero della Complessità, 
Dostojeskij, K.G.Jung, Eckhart, F.Capra.


* Il Filo Conduttore
è l’Unione degli Opposti, “hierosgamos”.
In particolare :
- La coesistenza ontologica degli opposti Bene-Male.
- La compenetrazione tra la dimensione interiore personale 
e la dimensione Storica collettiva.
- La realizzazione di sé e le collisioni etiche. 

* Un altro dei Temi conduttori che percorrono il libro 
è quello filosofico-sociale. 
Questo tema è svolto in modo particolare  come elaborazione 
di nuove forme di vita sociale e politica 
– nella prospettiva di una sempre più grande impraticabilità 
delle isitituzioni democratiche 
– e in un contesto di “crolli sistemici”, ecologici ancor prima che sociali.

* La Trama è guidata dal simbolo del “Viaggio evolutivo” 
– che indica un passaggio - sempre in divenire - dal predominio dell’ego riduttivista 
alla conoscenza della più vasta “bellezza interiore”- sempre consapevole del suo lato oscuro.

* Questo passaggio è anche una preparazione 
ad un probabile prossimo Medioevo,
basato - da un lato - sulla violenza tecnocratica, 
e - dall’altro lato - sulla suddivisione dell' "impero globale" 
in poteri locali, dotati di economia di sussistenza auto-centrata, 
e tecnologie  veramente sostenibili – frutto di una scienza umile, 
e non del delirio di onnipotenza transumanista.

* E' infine un cammino  che incorpora - come esperienza fondante e liberante 
- la riconciliazione  con la morte.
Questo può portare, in concreto, anche a nuove forme di accompagnamento dei morenti 
- e allo studio delle elaborazioni religiose che sul tema hanno sviluppato 
dei percorsi di conoscenza  
- anche attraverso il grande potere della bellezza artistica.

*  In questa visione - dunque - si propone  e si descrive l'attitudine  
ad un indispensabile dialogo paritario tra Scienza e Umanesimo
 – e in particolare una nuova elaborazione dei concetti di Trascendenza e di Eternità 
- in un contesto per molti aspetti definibile 
come post-scientifico, 
in cui nuovi tratti epistemologici sono in via di definizione.


( di seguito alcuni Capitoli tratti dal libro )


CAPITOLO 1


 LETTERA  DI  CONVOCAZIONE


<  Questa Lettera invita ad un Viaggio indefinito, 
un Viaggio solitario e diverso per ciascuno… 
eppure anche, a tratti, un cammino condiviso.
Questa Lettera si rivolge alla parte migliore di noi stessi, 
quella in cui vivono serietà, fedeltà alla bellezza,  
alla compassione, all’amore in ogni sua forma. 
E il coraggio della libera ricerca della verità, 
sepolta nel vuoto e nelle passioni, 
nel disorientamento e nella paura.
Una verità molteplice ma unificante. Una verità sinfonica.

Per sua natura, questa Lettera richiede dunque 
una devozione a tempi interiori lenti, profondi 
e sovente difficili… 
Per questo saranno pochi a poterla accogliere 
nella propria vita concreta, nella propria mente, 
nel cuore e nel corpo 
- accogliendo così la responsabilità 
di mettersi in viaggio anche per chi non può farlo.

Per questi pochi, il viaggio sarà lungo, 
perché partiranno ciascuno da città diverse e lontane… 
per poi forse incontrarsi in un luogo indefinito.
Chi deciderà di mettersi in viaggio
 - se dentro di sé custodirà il raccoglimento - 
verrà forse raggiunto da piccoli o grandi segni di sincronicità 
che indicano la direzione… O sembrano indicarla.

Questa Lettera raggiungerà tutti quelli a cui è destinata, 
sorprendendoli nel cuore profondo delle loro vite.
Come un richiamo ineludibile, una chiamata impossibile da ignorare … 
E a cui sembra impossibile  riuscire a rispondere >.


CAPITOLO  5 

 LA  POTENZA  DEL  DESIDERIO


( Ulderico )  " La sera in cui fui raggiunto dalla Lettera di Convocazione mi trovavo a teatro. 
La grande sala in penombra era vuota, e si stava svolgendo l’ultima prova.
Sul palcoscenico si vedeva una danza corale selvaggia, 
che contrastava fortemente con l’elaborata musica barocca, 
al cui suono i danzatori danzavano.

La Danza e la Musica formavano un unione di opposti : 
 la forza istintuale di quella danza - caotica e ferita, ma estremamente vitale - 
si incontrava con la bellezza complessa e armonica della musica.
Come se potessero riconoscersi - e amarsi a fondo - due forze così diverse e contrastanti…

Per un momento ho pensato che questo miracolo 
potesse avvenire anche dentro di me, trasformando non so come la mia vita…
E per un attimo ho anche pensato 
a come avrebbe potuto essere bello ascoltare quella musica insieme ad un altra persona 
- insieme senza alcuna distanza convenzionale, nel buio e nel raccoglimento, 
come condividendo una medesima e sconfinata anima, in ascolto del mistero della vita…
Come se un’altra persona potesse aiutarmi a mantenere il raccoglimento verso l’ignoto, 
e non - come sempre accade - distruggerlo con un’atmosfera mentale di ordinario realismo.

La musica, la danza - e questo pensiero 
così lontano dai miei pensieri abituali – 
formavano un insieme strano e dirompente… 
risvegliando un immenso desiderio indefinibile e incontenibile,
sempre respinto al suo apparire da lontano…
Respinto per paura della sua grande potenza… 
per paura di quella potente intuizione di una felicità introvabile e sconosciuta… 
dolorosa nel suo bisogno senza oggetto, senza fondo e senza misura, 
insondabile dal pensiero eppure fonte sconosciuta di ogni pensiero...

Un desiderio sempre sepolto e tuttavia 
così vitale nelle profondità della mia memoria, 
e forse nella memoria della Terra in cui viviamo - 
e che in noi morente vive...

Ma presto un’antica rabbia soffocata 
riprese il sopravvento… 
perché non sapevo dove e come 
questo miracolo potesse mai realizzarsi … 
dentro di me, e nelle foreste morenti della Terra…
Ma ancor più non sapevo 
se tutto questo non fosse altro 
che un sogno inconsistente, 
radicato solo nelle inquietudini della mia fantasia, 
dopo tanti anni, ancora e sempre incapace 
di arrendersi alla realtà in cui
 - esiliati – sopravviviamo……


Questa mattina all’alba, 
ho riletto la Lettera di Convocazione... 
così bizzarra nella sua solennità 
pretenziosa e immotivata…
Poi in un lampo mi sono accorto che in quella solennità risuonava 
il solenne e grave ritmo della danza, e della musica 
che nella notte mi avevano afferrato... 
percuotendo con una forza ancestrale il mio corpo e il mio pensiero…"

In seguito a questi sentimenti e riflessioni, 
Ulderico cominciò a desiderare fortemente di mettersi in Viaggio : 
era un desiderio calmo, persistente e profondo, intriso di fiducia e malinconia…
Un desiderio che anche dopo essere stato accantonato 
per inseguire dubbi e timori, ritornava sempre... portato dai giorni e dalle notti 
che rapidi si susseguivano, senza che alcuna azione concreta si presentasse alla coscienza.

Il legame tra la concretezza della vita e la vitalità di quella danza 
si presentava come un legame oscuro e difficile da perseguire.
Ed era qualcosa di vasto, che permeava anche le vicende storiche, 
lo sterminio dell’anima selvaggia… dell’anima delle foreste, 
sterminate dalla furia civilizzatrice dalla dea ragione ...

E quello era nel contempo il massacro della nostra anima selvaggia, 
potente nella sua ambivalenza di istinto amoroso e istinto crudele… 
la stessa ambivalenza che la nostra anima condivide 
con la Natura che ci sostiene e ci distrugge.
La nostra anima dilaniata da questi opposti, e dai noi stessi dilaniata… 
eppure, nel suo fondo, sempre in attesa 
di un miracolo di unione di amore, trascendente ogni opposto...

 


CAPITOLO  24


 LE  METAFORE  DI  LAGOFONDO 


Dopo i primi inconrtri personali, per alcuni di loro seguirono 

lunghi tempi di disorientamento.

Per altri, invece, seguirono tempi di trasformazione interiore.

Dopo molto tempo, a ciascuno arrivò una Seconda Lettera, 

in cui era contenuto l’invito a scrivere una Metafora della propria vita, 

e della propria situazione interiore….

E di scriverla proprio al culmine del disorientamento.

Oppure, per chi poteva, scrivere una Metafora di mutamento... 

un passaggio di conversione.

( ...... )

Dopo molto tempo, dopo che ebbero scritto la propria Metafora,

a ciascuno arrivò, come un segno di sincronicità, una breve Lettera di Orientamento:

indicava un luogo in cui si poteva convergere per partecipare ad un Incontro di piccolo gruppo - 

della durata di quattordici giorni.


Era scritta anche la regola che avrebbero dovuto seguire, 

qualora avessero accolto l’invito: 

si trattava dell’impegno a mantenere un silenzio continuo 

- sino al giorno della ripartenza.


Solo all’alba del settimo giorno, e fino a notte, chi lo desiderava avrebbe potuto avere qualche colloquio        con qualcuno dei compagni di viaggio

– continuando però a mantenere il silenzio al di fuori di questi colloqui privati.

La stessa cosa sarebbe avvenuta all’alba del quattordicesimo giorno - il giorno della ripartenza.

( ...... )


La Metafora aveva dunque aperto un varco, e costruito un nuovo tratto del loro Viaggio.

Il luogo indicato era Lagofondo, il Luogo della Conoscenza Interiore.


Eriberto, Yanus, Ester, Ulderico, Neva e Lorelei partirono, lasciando le loro case. 

Man mano che procedevano nel viaggio, si accorgevano 

che le tracce della Modernità diventavano sempre più rare 

- e la vegetazione più folta.


A questo mutamento del paesaggio corrispondeva 

un più indefinibile mutamento della luce - e dello Spirito dei Luoghi...


Sembrava di procedere a ritroso nel tempo Passato. 

Ma sembrava anche di procedere verso il Futuro…

E questa labirintica unione di opposti era disorientante.


Tuttavia, sembrava rispondere alle più indefinibili necessità 

e desideri della loro anima

- aprendo un lampo sul Mistero del Tempo...

 * * *

 L’Università di Lagofondo - dove avrebbero abitato in quelle settimane - era un antico edificio, 

rimasto abbandonato per lungo tempo.

Di recente era di nuovo abitato, curato e custodito 

da alcuni custodi di vecchi libri, pietre antiche e alberi secolari.


Lo spirito del luogo era segnato dal grande lago dalle acque calme 

- mosse dai lievi riflessi scintillanti della luce del sole, o della luna…

Oppure acque agitate dal suono dei temporali e del vento…


O acque silenziose, pervase di presentimenti alla luce dell’alba 

- e pervasi di presagi alla luce del tramonto…

Il Lago era come un trasparente simbolo del nostro inconscio, 

che increspa la superficie delle acque 

alla ricerca delle sue profondità archetipiche… 

alla ricerca del fondo senza fondo - mare e cielo dove si incontrano, in comunione,

tutta l’umanità e la Terra nel suo insieme, e l’universo intero.


I boschi che circondavano il lago erano formati da alberi altissimi, e stretti tra loro 

- come una comunità in colloquio attraverso il contatto di tronchi, rami e radici ... 

e attraverso la musica della foresta.

La luce del sole di fine estate e la luce emanata dagli alberi 

si incontravano con sfumature e trasparenze mutevoli, 

scandite dal leggero vento che muoveva rami e foglie, luci e ombre…


Nella penombra del sottobosco, il sentiero principale era costellato da lastre di pietra 

che affondavano nella terra facilitando il passo e l’orientamento…

Il cammino si snodava tra curve, salite e discese, incontrando altri sentieri, 

e piccole radure o piccoli torrenti… 

per poi riprendere la salita tortuosa nell’ombra del sottobosco.


Tra le pietre affioravano le grandi radici degli alberi…

Tra i rami affioravano il cielo e le chiare nuvole che lo percorrevano.

In alto, le cime degli alti alberi a volte formavano degli archi... 

come un preludio all’incontro con gli archi che incidevano 

le mura dell’edificio verso cui procedevano.


Così l’anima del bosco e l’anima dell’edificio si avvicinavano… 

per poi incontrarsi alla fine di un lungo cammino in cui, a tratti, 

al viaggiatore sembravano persi sia l’orientamento, sia il desiderio di camminare...


Nell’ultimo tratto, il sentiero si restringeva e diveniva ancora più scuro e tortuoso…

Per poi aprirsi nell’incontro improvviso tra gli archi di rami e gli archi in pietra…

L’edificio era costruito su un’altura, e si snodava ripido verso l’alto 

- rimanendo tuttavia strettamente a contatto con l’abbraccio degli alberi, 

che lo circondavano da ogni lato - e lo abitavano nei suoi cortili interni…


Da ogni ogni stanza, dalle finestre si vedevano gli alberi 

- rimanendo così sempre inondati dal chiaroscuro della loro luce…

 filtrata dal verde delle foglie in estate

 - e dal bianco della neve spessa sui rami d’inverno.


Le alte mura e il grande portone d’ingresso erano quasi nascosti dalla vegetazione…

 ma il battente della porta era aperto e l’edificio era accogliente, 

con il suo cortile interno, e i larghi corridoi e le grandi scalinate 

- che a tratti si restringevano in piccoli e irregolari passaggi verso il basso, o verso l’alto…


Era come un labirinto di pietra che richiamava il labirinto dei sentieri e dei rami del bosco… 

e il labirinto delle radici che si inoltravano affondando... e poi riaffiorando dalla terra scura…


In una sera di fine estate, i viaggiatori si ritrovarono dunque in una piccola sala 

- attigua alla biblioteca dell’università...

L’antico grande camino era stato acceso…

In quella sala, durante i sette giorni trascorsi all’Università di Lagofondo, 

alcuni avrebbero letto ad alta voce la propria Metafora.

Altri invece avrebbero preferito distribuire i fogli scritti con il proprio testo.


Tra una lettura e l’altra, solo lunghi tempi di completo silenzio 

avrebbero colmato di conoscenza coloro che partecipavano all’incontro…

Al di fuori del tempo delle letture, sarebbero rimasti sempre in silenzio 

– lavorando al restauro dell’edificio, o negli orti… 

Oppure vagando in riva al lago - o nei boschi........


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© 16-2-2023   testi, titoli e immagini   luisella chiavenuto   ed. icastos © 



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